Sisal, dalla schedina alla rivoluzione digitale


Per dare significato al Gioco in Italia, bisogna tornare indietro nel tempo, fermarsi su una frase che fotografa un pezzo di storia italiana dal dopo guerra a oggi, e comprende dall’ultimo angolo della Sicilia, ai paesi di confine con la Francia: “La vita te la cambia la Sisal”.

A raccontarli ai ragazzi che cliccano sullo smartphone e si danno appuntamento con un linguaggio degno del Codice Enigma, gli inizi della storia del gioco in Italia assumono i contorni d’immagine dell’Istituto Luce.
Difficili da far combaciare con i colori psichedelici del gaming più moderno fatto di piattaforme gioco studiate da esperti in design del web. Ma in fondo il filo conduttore è lo stesso, dal 1946, anno che segna la nascita della Sisal, con l’idea del giornalista sportivo Massimo Della Pergola, di Fabio Jegher e Geo Molo che inventarono il primo concorso a pronostici legato al calcio, a questi giorni in cui la società festeggia i suoi settant’anni tirando a lucido una nuova edizione del SuperEnalotto.

Illusioni, costumi, un’Italia in febbrile movimento, il Paese che sembrava cambiare una schedina dopo l’altra. All’inizio il gioco della Sisal era stato pensato su dodici partite e l’idea geniale si era collegata alla possibilità di utilizzare i ricavi per ricostruire gli stadi distrutti dal conflitto.
E’ un inizio, una specie di rodaggio prima del boom che viene identificato col concorso numero 20 della stagione 1950-1951 (quella del primo scudetto del Milan a girone unico, vinto con un solo punto di vantaggio sull’Inter). E’ la prima schedina a tredici incontri.

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