Davide Orfanelli, GoBeyond Project Manager
"GoBeyond è più di una call for ideas, è un programma che vuole essere a sostegno degli imprenditori di domani, di chi sogna di lanciare la propria startup e vorrebbe acquisire le competenze necessarie, o di chi è appassionato di innovazione ed è parte della nostra community». Davide Orfanelli è Project Manager di GoBeyond, il progetto di Sisal nato nel 2014 con l’obiettivo di sostenere l’innovazione responsabile e favorire idee e innovazioni volti al miglioramento della comunità e alla costruzione di un futuro più responsabile.
Lanciata nel 2014, in un periodo in cui l’ecosistema italiano muoveva i primi passi, negli anni ha raccolto le candidature di oltre 800 startup. Alcune di loro, le vincitrici, hanno beneficiato di grant, percorsi di accelerazione e occasioni di networking per crescere. «I dati riferiscono che il tasso di imprenditorialità italiano è il quart’ultimo a livello mondiale», ha premesso Orfanelli. Motivo per cui ciascuno deve fare la propria parte. La formazione, come emerge dalla nostra intervista, è fondamentale.
GoBeyond: criteri e requisiti
C’è tempo fino al 31 ottobre per candidarsi a GoBeyond, dopodiché tre comitati, uno interno e due esterni, andranno a individuare le sei startup finaliste, tra cui ne verrà selezionata una vincitrice. A quest’ultima sarà assegnato un grant da 50mila euro. «Per questa edizione abbiamo fatto un cambio di passo – ha spiegato Orfanelli – perché ci vogliamo concentrare sull’innovazione responsabile. Ciò significa che GoBeyond premierà le startup che non partono tanto dalla tecnologia o dal prodotto, ma da un problema che vogliono risolvere».Con l’edizione 2022 Sisal vuole ritagliarsi uno spazio sempre più solido in questa parte dell’ecosistema.
Per candidarsi a GoBeyond, trattandosi di una call for ideas, non è necessario avere una startup. «Anche una singola persona può fare domanda, ovviamente se ha un’idea in grado di offrire un impatto concreto. Per l’application alla call basta caricare un pitch in pdf, un video di presentazione e una piccola scheda da compilare. Nel momento in cui un team non ancora costituito come startup dovesse vincere e aggiudicarsi il grant, è richiesta la costituzione entro i sei mesi successi».
I vincitori delle scorse edizioni sono startup che, ciascuna a proprio modo, hanno avuto sempre chiara la missione dell’impatto sociale. Adam’s Hand, ad esempio, è un’azienda pugliese ed è la vincitrice dell’edizione 2019 di GoBeyond. «Sviluppano protesi adattive per persone che hanno subìto amputazioni. Durante il percorso di advisory che abbiamo messo a disposizione, hanno chiesto supporto a K&L Gates, nostro partner legale, per estendere il brevetto in Europa». Segno dunque che durante il percorso gli imprenditori hanno accesso a un network di valore, con advisor e competenze. Per l’edizione 2020 la pandemia ha ovviamente stravolto l’agenda. «Abbiamo infatti inaugurato la categoria business resiliente, in cui chiedevamo ai candidati soluzioni concrete per far ripartire il paese. La vincitrice è stata VoiceMed, che aveva sviluppato un prototipo per riconoscere solo attraverso la voce se una persona avesse o meno contratto il Covid-19 o altre malattie respiratorie. Tutto grazie all’intelligenza artificiale e a campioni audio di tosse, respiro e voce».
Grazie allo scambio continuo con centinaia di startup da diversi anni e all’ascolto costante degli input esterni, GoBeyond ha saputo arricchirsi ed evolversi in un progetto completo a 360 gradi a sostegno delle startup, sempre più attente alla responsabilità sociale. L’ecosistema, come raccontiamo ogni giorno su StartupItalia, si arricchisce sempre di più, e gli attori al servizio della formazione e della crescita di chi vuole mettersi in gioco aumentano. «Ho notato che negli ultimi anni c’è stata una progressiva evoluzione delle startup – ha concluso Orfanelli – sempre più attente ai temi dell’innovazione responsabile e orientate a generare un impatto positivo sulla collettività. Non a caso, sempre più startup inseriscono nei propri pitch l’adesione a obiettivi specifici dell’Agenda 2030 dell’ONU. Questo significa che non fanno business pensando solo al profitto, ma anzitutto per risolvere un problema a favore della società».