News Work-life balance e competitività delle imprese

Recenti studi indicano che le generazioni più giovani sono più esigenti rispetto al tema dell'equilibrio tra vita professionale e privata. Chi soffre maggiormente della mancanza di sostegno nella gestione del tempo passato fuori dall'ufficio sono, nemmeno a dirlo, le donne, in particolare se madri. Spesso non adeguatamente supportate dai propri datori di lavoro, sono costrette a rinunciare alla carriera per tornare alle mura domestiche. A questo proposito, hanno fatto clamore qualche tempo fa le dimissioni della 41 enne parlamentare inglese Louis Mensch che ha abbandonato un brillante ¿ e remunerativo! ¿ futuro in politica per poter trascorrere più tempo con marito e figli.

Secondo i risultati di un'indagine condotta da InfoJobs.it, il portale specializzato nel settore del recruiting online, la condizione delle donne sul lavoro risulta ancora svantaggiata sotto molteplici punti di vista, soprattutto in relazione alle vigenti politiche relative a maternità e flessibilità. Molte mamme lavoratrici hanno dichiarato di aver dovuto abbandonare il posto di lavoro perché impossibilitate ad ottenere un contratto part-time (il 63%); per mancanza di un servizio di asilo nido aziendale o, ancora, poiché non è stato loro concesso di esercitare la professione da casa (14%). Tra le soluzioni più gettonate tra le "business mummies" c'è l'introduzione di orari flessibili in grado, per il 57% del campione, di aumentare produttività e motivazione, diminuire lo stress (per il 19%), e l'assenteismo (per il 16%).

Sisal pone da tempo grande attenzione al tema del work-life balance, promuovendo progetti volti a supportare i dipendenti, e specificatamente le donne, nella gestione armoniosa del tempo libero. A questo scopo è nato, ad esempio, il programma di diversity management "WiSe, Women in Sisal Experience". Tra i primi in Italia a coinvolgere sia gli uomini che le donne, WiSe ha tra i suoi obiettivi quello di consentire una migliore integrazione tra vita privata e lavorativa attraverso iniziative mirate. Come ad esempio la scelta di non pianificare riunioni oltre le 18 di sera per consentire l'uscita dal lavoro ad orari più concilianti con la vita famigliare. O ancora, un supporto funzionale per facilitare l'esecuzione delle piccole commissioni quotidiane.

Scettico su come va affrontato il tema del bilanciamento tra lavoro e vita privata, Tim Kreider, opinionista caustico del New York Times, ci ricorda in un chiacchieratissimo articolo che la frenesia che contraddistingue le nostre giornate lavorative non è una condizione necessaria o impostaci dall'alto. Ma il frutto delle nostre scelte. Insomma, il messaggio è chiaro: abbiamo voluto la bicicletta (devices iper tecnologici per non perderci nemmeno una e-mail anche quando siamo in spiaggia, connessioni internet super veloci, e chi più ne ha più ne metta) e ora pedaliamo. Ma se mentre sfrecciamo lungo le nostre infinite giornate, qualcuno si avvicina per asciugarci la fronte o massaggiarci le spalle, è decisamente meglio. Anche perché non è detto che trascorrere tante ore in ufficio insegni a prendere decisioni giuste al momento giusto.


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